Si fa sempre un gran parlare di leggende sui gatti neri. Invece, oggi, vogliamo raccontarvene una su un gatto bianco. La “leggenda del gatto bianco” deriva da un luogo chiamato Castellano e risale al ‘700.
A quel tempo, i Conti di Lodron erano padroni, tra i vari castelli del basso Trentino, anche del maniero di Castellano dove i signori erano soliti organizzare lauti banchetti per intrattenere i loro ospiti.
Protagonista di queste feste era un gatto bianco, appunto.
Il gatto divenne subito famoso perché, si narra, che fosse in grado di porgere mazzi di fiori alle dame e bicchieri di vino ai cavalieri. Inoltre, pare che fosse così aggraziato da riuscire a passeggiare tranquillamente sul tavolo senza rovesciare nemmeno un calice.
Amato da tutti, la sua fama superò ben presto i confini del Trentino.
La voce si era così sparsa anche tra la comunità dei gatti, che lo vedeva come un “gatto degenere”, che aveva rinnegato i suoi istinti di predatore.
Il Conte, mentre si riposava all’ombra di un albero, udì due contadini discutere a proposito del gatto bianco di Castellano.
“Quel gatto è stregato, nessuno è mai riuscito a tentarlo, a fargli assaggiare un pezzo di carne” diceva uno.
“Io ci riuscirei, te lo posso garantire” rispose l’altro, un tale di nome Tonio Pederzini.
“E come fareste? Sentiamo…” disse il Conte.
“Non posso rivelarlo, ma mettetemi alla prova” rispose il contadino che propose al nobile una scommessa: “Se ci riuscirò, questo campo di vostra proprietà diventerà mio”.
Il conte accettò ed il Pederzini all’indomani si presentò al banchetto vestito a festa con le piume sul cappello.“
Allora, per mettere alla prova il gatto, vennero servite le portate. Il gatto, come al solito, passeggiando con la sua solita grazia tra i calici, non sembrava curarsi della carne fumante nei piatti. Quando passò davanti al Pederzini però questi, con un gesto fulmineo, si slacciò il polsino della camicia e liberò un topolino che aveva nascosto nella manica. Il topolino fece un salto e finì dritto tra le zampe del gatto bianco, che, eccitato per la sorpresa, lo inseguì per tutto il tavolo rovesciando bicchieri e candelabri fino ad agguantarlo e farne un sol boccone. Da galantuomo qual’era il Conte onorò la scommessa e da quel giorno il campo, proprio sotto al castello, porta il nome di “campo del sorcio”.
Che sia vera o solo leggenda, a noi questa storia è piaciuta molto!
Fonte:”Leggende dei castelli del Trentino” di Giovanna Borzaga, Manfrini Editore“
La vostra leggenda è stata raccontata e spiegata bene