Attenti alle pulci!

Forse non tutti sanno che il periodo tra l’estate e l’autunno è chiamato “la stagione delle pulci”.
Il nome non è stato dato a caso, ma si stima che durante questi mesi i nostri amici pelosi siano più soggetti agli attacchi di questi fastidiosi animali.

I rimedi per così dire chimici (gli antiparassitari) sono vari e devono essere usati sempre su consiglio del veterinario. Esistono, però, anche rimedi naturali e casalinghi facili da realizzare per tenere lontane le pulci dagli ambienti di casa e dai nostri teneri amici.

A quanto pare, le pulci sono sensibili agli odori forti per cui, per allontanarle dalla cute del cane, potrebbe essere utile usare del succo di arancia o di limone, da passare delicatamente e in piccole quantità sul pelo.

Per il bene della nostra casa, invece, è necessario pulire a fondo tutte le stanze e gli oggetti sui quali i nostri amici tendono a sostare più a lungo o con i quali interagiscono, come cuscini, tende e tappeti.

Oltre al succo di agrumi, anche il vino bianco è un ottimo alleato contro le pulci. Se frizionato con delicatezza sul corpo dell’animale, vi aiuterà a tenere lontane queste fastidiose bestioline!


Pet: un aiuto contro lo stress e non solo

I nostri amici a quattro zampe fanno tanto per noi: ci tengono compagnia, ci donano affetto ma sono anche validi alleati di serenità e buonumore. Come ci riescono? Diversi studi hanno dimostrato che interagire col proprio animale domestico riduce lo stress, abbassando i battiti cardiaci, aumentando il livello di ossitocina e tenendo a bada il cortisolo.

 

Anche in questo contesto, il titolo di miglior amico dell’uomo spetta al cane che, con il suo dinamismo e la sua empatia contagiosa, ci coinvolge in varie attività facendoci improvvisamente dimenticare cosa siano sedentarietà e solitudine.

Eppure la vicinanza di qualunque animale, sia un gatto, un pesce o un coniglio, influisce sul nostro benessere psicologico, aiutandoci persino a dormire meglio.

 

Chi beneficia più che mai della presenza di un animale sono gli anziani, spesso ospiti di case di riposo o costretti a lunghi periodi di degenza in ospedale. Grazie alla Pet therapy questo tipo di pazienti è in grado di interagire con cani, gatti o altri animali per far fronte alla solitudine e ricevere un ulteriore stimolo al movimento. Anche patologie come Alzheimer possono essere alleviate dagli animali: averli vicino dona infatti al paziente un senso di tranquillità, limitando ansia e stress.

 

Insomma, gli animali sono compagni di giochi, amici ma anche terapeuti, in grado di calmarci con uno sguardo o con la sola presenza.


In spiaggia col cane

Ecco 5 pratici consigli per trascorrere al meglio una giornata in spiaggia col tuo pet!

Ah, le vacanze: il sole, il mare e la compagnia dei nostri amati cani. Cosa dobbiamo sempre tenere a mente prima di passare insieme a loro una super giornata in spiaggia? Ecco alcuni suggerimenti.

 

 

  • Mai senza ombrellone

 

Meglio non esporre il cane alla luce diretta del sole, soprattutto nelle ore calde: se intendiamo trascorrere l’intera giornata al mare, l’ombrellone è fondamentale per proteggere al meglio il nostro amico a quattro zampe protetto!

 

  • L’acqua? Sempre e sempre fresca

 

Il cane d’estate ha bisogno di molti, molti liquidi. Scegliere un alimento umido piuttosto che secco può essere un’opzione, ma in spiaggia meglio portare delle crocchette e due ciotole. Una per il cibo e l’altra da riempire con tanta acqua fresca.

 

  • Evita gli sforzi eccessivi

 

Soprattutto nelle ore più calde evita le corse, meglio optare per delle semplici e rilassanti passeggiate.

 

  • Scegli il bagnasciuga

 

In estate anche le zampe soffrono il caldo, ancor di più se a contatto con terreni surriscaldati dai raggi solari. Come rinfrescarle? Se sei in spiaggia, porta il tuo cane a spasso sulla battigia! 

 

  • Doccetta e a casa!

 

Infine, dopo corse pazze sulla sabbia e tuffi a riva, ricordati di eliminare la salsedine dal pelo del tuo pet con una doccia veloce prima di ritornare a casa.


Cani, gatti e vitamina D

Cani, gatti e vitamina D

Cosa faranno mai i nostri amici a quattro zampe spaparanzati al sole?

Quel momento di totale relax trascorso sul bancone o in una stanza particolarmente assolata di casa, serve anche ad assolvere un compito importantissimo per il loro benessere: la produzione di vitamina D.

Gli animali, proprio come noi, non sono in grado di produrre autonomamente tutte le vitamine di cui necessita il loro organismo. Alcune devono essere introdotte attraverso gli alimenti, altre vengono prodotte dall’organismo a partire da altre molecole presenti nel cibo. Ci sono però vitamine, come la vitamina D, che possono essere prodotte dall’organismo grazie ad altri fattori: uno di questi è proprio l’esposizione alla luce solare!

Vitamina liposolubile, la vitamina D per essere assimilata richiede la presenza di lipidi nel tratto gastrointestinale. Questa vitamina, a differenza di quelle idrosolubili, può essere accumulata nell’organismo, specie nel fegato e nel tessuto adiposo.

Ma qual è la sua funzione? Negli esseri umani e animali, è essenziale per regolare i livelli di calcio e fosforo nell’organismo. In particolare, in cani e gatti la vitamina D serve a:

  • mantenere in salute denti, ossa e articolazioni
  • contribuire al buon funzionamento dei muscoli e del sistema nervoso
  • Sostenere e rinforzare il sistema immunitario

Sintetizzare la vitamina D è possibile attraverso l’esposizione ai raggi solari. Ma mentre gli umani sono in grado di farlo attraverso la pelle, i nostri amici a quattro zampe, che sono ricoperti di pelo, devono ricorrere ad altri metodi. Per cani e gatti, infatti, l’esposizione al sole stimola la produzione di 7-deidrocolesterolo, un precursore necessario alla sintesi della vitamina D, proprio a livello del pelo. Leccandolo, gli animali riescono a ingerirlo e possono così produrre la preziosa vitamina in questione. Le quantità sono però minime, specie nel caso di animali da appartamento. Per questo motivo, cani e gatti hanno bisogno di integrare la vitamina D attraverso una corretta alimentazione.

Tra gli alimenti più ricchi di vitamina D c’è sicuramente il pesce, come trota e salmone, ingrediente principale di tanti prodotti ItalianWay per cane e gatto.

Scopri gli snack e le crocchette a base di Trota e mirtillo: una ricetta ideata per dare ai tuoi amici a quattro zampe tutti i nutrienti di cui hanno bisogno in ogni fase della loro crescita!


Quando un gatto cerca il contatto

Forse hai sempre pensato al gatto come un animale indipendente e solitario. Ma quando ne hai uno, ti accorgi che questi esemplari cercano spesso il contatto fisico con chi gli sta attorno. Ti sei mai chiesto perché lo fanno?

 

Strusciarsi contro gambe e mani è sicuramente una dimostrazione di interesse da parte del gatto nei confronti di estranei e padroni. Ma come accade in maniera più palese per i cani, il gatto assume tali comportamenti per comunicare qualcosa. Un bisogno o semplicemente il loro stato d’animo in quel momento.

 

Come ci cerca

Cosa fa nello specifico un gatto che cerca il contatto con l’essere umano?

Se parliamo di un esemplare particolarmente affettuoso e socievole, non si tratterrà dal leccarci la mano o altre parti del corpo a portata di (sua) zampa!

Quando un micio ha voglia di giocare, la leccata può trasformarsi in un morsetto, dato apposta per attirare l’attenzione di chi gli sta vicino e coinvolgerlo.

Un gatto domestico potrebbe spesso e volentieri addormentarsi accanto o sopra il proprio padrone in segno di fiducia, mostrandosi così completamente indifeso ai suoi occhi.  con un gatto, ti sarà capitato di ricevere delle “attenzioni” particolari da lui. Eccone qualche esempio.

Infine il gesto più comune: strusciarsi. Un gatto che si struscia ha con molta probabilità un’indole dominante, e cerca di marcare come “proprio” tutto ciò con cui entra a contatto. Strusciandosi, infatti, il gatto rilascia feromoni sui tessuti come sulla pelle, avvertendo i presenti (animali e non) che “quello (il proprio padrone e persino un oggetto) è roba sua”.


Il “vocabolario” del cane

Quella tra cane e padrone è una comunicazione fatta di gesti, parole e versi.

Rispetto al suo progenitore, il lupo, il cane ha imparato a riconoscere i nostri gesti e memorizzare un vocabolario di circa 200 parole, che associa ad azioni, comandi e oggetti.  

 

Secondo uno studio condotto dall’esperto di comportamento canino Stanley Coren, della University of British Columbia di Vancouver, oltre a capire le parole che sentono regolarmente in casa, i cani sembrano anche in grado di contare fino a 5. Godono inoltre di una formidabile intelligenza spaziale, che li rende capaci di localizzare oggetti, trovare la via più breve verso la cuccia e persino aprire un chiavistello!

 

Analizzando le capacità cognitive di varie razze canine, secondo lo studio di Coren i più intelligenti nell’apprendimento sembrano essere i Border Collie, cani pastore parenti del famoso Lassie. Al secondo posto c’è il barboncino, mentre il pastore tedesco è solo terzo, nonostante le note capacità investigative della star del piccolo schermo, Rex. Il Golden Retriever occupa il quarto posto mentre in quinta posizione troviamo il Dobermann, che per la sua intelligenza  venne impiegato come messaggero durante la prima guerra mondiale. Seguono infine al sesto posto il pastore delle Shetland e al settimo il Labrador.

 

Accanto a nomi e parole però, ci sono anche le varie intonazioni di voce che il cane è in grado di riconoscere e distinguere. A confermarlo è un secondo studio, stavolta condotto presso l’università ungherese di Lorßnd Eötvös. Come fanno anche gli esseri umani, i cani interpretano un messaggio sia attraverso il vocabolario che attraverso il tono usati dal proprio interlocutore!


Il micio di casa è diventato improvvisamente aggressivo?

I gatti sono per natura docili e di indole pacifica, tuttavia può capitare che il nostro amico a quattro zampe cambi il suo atteggiamento all’improvviso.

Quando questo accade, generalmente, c’è sempre un motivo preciso dietro il suo comportamento.

Come riconoscere l’atteggiamento aggressivo del gatto

Quando un gatto diventa aggressivo, compie una serie di comportamenti riconoscibili.

Oltre a soffi seguiti da graffi e morsi, si possono notare:

-coda alzata

-orecchie dritte

-pupille strette

-versi tipo ululato

Questi atteggiamenti non sono da confondere da quelli difensivi che, invece, sono:

-coda attorcigliata

-orecchie basse

-sguardo fisso

-pupille dilatate

-pelo dritto

-brontolii

Le possibili cause dell’atteggiamento aggressivo

Riconoscere i segnali di aggressività sono importanti per intervenire in maniera tempestiva sul comportamento del gatto e correggerlo, prima che diventi troppo tardi.

Uno dei casi in cui il gatto può dimostrare aggressività può essere durante il momento del gioco.

Questo accade perché il gatto può sfogare il suo istinto da predatore. Non essendo in grado di modulare il suo comportamento, i graffi e i morsi, il gatto può risultare aggressivo e quindi far del male accidentalmente al suo padrone. Per ovviare a questo problema si potrebbe offrire al micio dei giocattoli appositi sui quali affondare gli artigli.

Un altro motivo di aggressività del gatto, potrebbe essere la difesa del suo territorio. Soprattutto gli esemplari maschi potrebbero adottare una postura di difesa o attacco se si sentissero minacciati. Allo stesso modo, una mamma gatto potrebbe avere paura che qualcuno possa far male ai suoi cuccioli e, per questo, difendere la prole in maniera aggressiva.

Infine, un gatto potrebbe risultare aggressivo anche solo se si sentisse impaurito o spaventato in senso generale.

Altre volte, il gatto potrebbe essere aggressivo per motivi di salute.

Per questo, è sempre bene portare il proprio micio dal veterinario per accertarsi delle cause specifiche del suo malessere e su come aiutarlo.

Cosa fare se il gatto è aggressivo?

Se il proprio gatto presenta tutti gli atteggiamenti sopra citati, quello che si può fare nell’immediato è:

-evitare di toccarlo

-non sgridarlo

-fornire al gatto un tiragraffi o dei giochi appositi

-vaccinare il gatto contro la rabbia

Il tuo gatto ha avuto problemi simili? Raccontacelo nei commenti!

 


I posti più strani dove ai gatti piace dormire

Chi è padrone di un micio lo sa, a loro piace dormire e spesso lo fanno nei posti più strani!

A differenza dei cani, i gatti non sempre prediligono posti più canonici per riposare come la cuccia o il tappeto di casa. Può capitare, infatti, che scelgano di usare cassetti, ripostigli e altri pertugi di casa come luoghi per fare una pennichella indisturbati.

Il termosifone

Quando arriva l’inverno, anche i nostri amici pelosi possono avvertire il freddo. Non sarà quindi strano trovarli accoccolati sotto il termosifone o addirittura sopra, se è presente un punto d’appoggio al riparo dalla fonte di calore diretta.

Il tepore ricevuto dal termosifone, non è l’unico motivo per cui i gatti scelgono questo posto, un’altra spiegazione è da ricercare dalla loro innata natura di cacciatori. Dall’alto, infatti, possono ottenere una visuale nettamente migliore.

L’armadio

Un altro luogo deputato al pisolino è l’armadio. Un posto perfetto per essere al riparo dalla luce diretta, da eventuali correnti d’aria e da rumori che potrebbero disturbare il sonno del micio. L’armadio, quindi, diventa un po’ una cuccia e un rifugio nel quale il gatto si sente al sicuro.

Divano

Anche il divano è uno dei luoghi più ambiti dei nostri amici a quattro zampe. Non solo nella parte della seduta, ma anche sulla parte della testiera (se abbastanza ambia) o dei braccioli.

Anche in questo caso, la scelta non è dettata solo dalla comodità ma anche dall’esigenza di essere padroni della situazione e di poter osservare tutto lo spazio da un luogo privilegiato.

Bagno

Ogni tanto, anche il bidet o il lavandino del bagno riscontrano i favori dei nostri amici a quattro zampe. Soprattutto quando fa più caldo, il bagno può essere un luogo fresco (se si pensa che il gatto è a contatto con la ceramica dei sanitari) e sicuramente tranquillo.

Dove dovrebbe dormire il gatto?

I gatti, come i cani, dovrebbero dormire in una cuccia apposita. Per natura, però, è difficile riuscire a convincere un gatto a fare qualcosa che non gradisce o che non è abituato a fare sin da piccolo.

La scelta più giusta, quindi, è lasciare il gatto libero di esprimersi purchè sia sempre in un luogo sicuro.

Il tuo gatto dorme in posti strani? Raccontacelo nei commenti!

 


A cosa serve il microchip

Chi ha un cane ormai lo sa: il microchip è obbligatorio per legge e deve essere presente su tutti i cani, che siano di razza o meno, di taglia grande o piccola, che vivano in un appartamento o in un giardino. A cosa serve il microchip? Capiamo insieme cos’è, a cosa serve, quando si mette, quanto costa e, soprattutto, come funziona!

Cos’è?

Il microchip è l’unico sistema identificativo nazionale per gli animali d’affezione, introdotto il 1° gennaio 2005. È un piccolo dispositivo elettronico, delle dimensioni di 11×2 millimetri, racchiuso in una capsula di vetro biocompatibile. All’interno, un chip “leggibile” solo da un apposito lettore, contiene un codice univoco di 15 cifre che racconta la storia del cane e permette di risalire al nome e alla residenza del suo proprietario.

A cosa serve?

Il microchip costituisce un vero e proprio titolo di proprietà. Permette di identificare il nostro cane, di certificare che ci appartiene e che noi abbiamo, nei suoi confronti, sia dei diritti che dei doveri. Il microchip, grazie al codice univoco al suo interno, permette di registrare il cane all’Anagrafe Canina.

A chi si mette e quando?  

Dal secondo mese di vita, tutti i cani, a prescindere dalla razza, dalla dimensione e dallo stile di vita, devono essere associati a un codice univoco e avere quindi il loro microchip. Nel momento dell’impianto del microchip, il veterinario deve rilasciare anche il certificato d’iscrizione all’anagrafe, che costituisce il documento di identità e che deve accompagnare il cane per tutta la vita.

Quanto costa?

Il microchip può essere inserito da qualsiasi veterinario abilitato e il costo è quello di una visita, quindi può variare a seconda del professionista scelto. Chi vuole può rivolgersi ai Servizi Veterinari dell’Asl di competenza entro i primi due mesi di vita del cane per avere il microchip gratuitamente o al solo costo base del dispositivo. Oppure, può rivolgersi ad alcune associazioni per la tutela degli animali che occasionalmente organizzano campagne di sensibilizzazione offrendo l’impianto gratis, soprattutto per contrastare il randagismo.

Come funziona?

Il microchip utilizza la tecnologia R.F.ID. (Radio Frequency Identification), ciò significa che viene letto attraverso onde a radiofrequenza. Il veterinario, grazie all’apposito lettore di microchip, potrà dirci il codice di 15 cifre dell’animale e avere tutte le informazioni che lo riguardano.

Ecco a cosa serve il microchip! Il vostro cane è registrato all’Anagrafe Canina? 


Notte della Befana: gli animali parlano! Una leggenda diventata proverbio

“La Notte della Befana nella stalla parla l’Asino, il Bove e la Cavalla”. Questo proverbio, originario della Calabria e poi diffusosi in tutta Italia, ha origine da una leggenda che oggi vi raccontiamo.

Dalla storia…

La leggenda narra di un contadino della provincia di Cosenza che era solito concedere poco foraggio ai suoi animali.

La notte della Befana lasciò a digiuno gli animali e si nascose per poterli ascoltare. Durante la conversazioni i buoi dissero che l’uomo era cattivo e preannunciarono che presto sarebbe stato “un uomo morto sopra e sotto il carro“. Il contadino non capì il senso della frase e il giorno dopo, mentre cercava di spronare i buoi affamati, questi fecero rivoltare il carro e l’uomo ne rimase schiacciato e ucciso. Con lo stesso carro il contadino venne portato al cimitero, trasformando la profezia in realtà.

… a oggi!

Secondo il proverbio “La Notte della Befana nella stalla parla l’Asino, il Bove e la Cavalla”, quindi, gli animali – della fattoria e domestici – durante la notte dell’Epifania si ritrovano e parlano tra loro, raccontandosi di come vengono trattati dal loro padrone. Gli umani non possono e non devono assolutamente ascoltare queste “magiche” conversazioni altrimenti la sfortuna è pronta a colpire!

Questo racconto legato alla notte della Befana ci ricorda quanto sia importante trattare sempre con rispetto e amore i nostri amici a quattro zampe!