Portare a spasso il cane di notte: vantaggi e svantaggi

Sai bene quanto è importante uscire con il cane e camminare o correre insieme, per contribuire al benessere fisico e psicologico di entrambi. Tuttavia, a volte le tue giornate sono così impegnative che l’unico momento libero per portare il cane a passeggio è la sera, quando il sole è già tramontato, magari persino dopo cena. È un peccato per chi ama la luce del giorno, ma ci sono anche aspetti positivi. In questo articolo vedremo quali sono vantaggi e svantaggi del portare fuori il cane a tarda ora, e come possiamo rendere più sicura e piacevole l’esperienza notturna con il nostro cane.

Uno dei principali benefici di passeggiare con il cane di notte è che ci sono meno distrazioni e stimoli esterni che possono rendere il nostro cane nervoso o eccitato. Se il cane è timido, ansioso o reattivo verso altri cani o persone, la notte può essere un momento più tranquillo e rilassante. Inoltre, se fa molto caldo o viviamo in una zona molto affollata, la notte può offrirci una temperatura più fresca e un’atmosfera più silenziosa.

Un altro vantaggio di portare il cane a passeggio di notte è che possiamo approfittare di questo momento per rafforzare il legame con il nostro animale e dedicargli tutta la nostra attenzione. La notte, infatti, siamo meno distratti da telefonate, messaggi o impegni vari, e possiamo concentrarci sul nostro cane e sulle sue esigenze. Possiamo fare attività divertenti e stimolanti come insegnare al cane dei trucchi, giocarci o fargli fare degli esercizi di obbedienza.

D’altronde, ci sono anche inconvenienti che dobbiamo tenere in considerazione quando usciamo di notte. Il primo è la visibilità ridotta, che può rendere più difficile vedere dove mettiamo i piedi, evitare ostacoli o rifiuti, o individuare eventuali pericoli come auto, biciclette o altri animali. Per questo motivo, è importante dotarsi di una torcia o di una luce da attaccare al guinzaglio o al collare del nostro cane, e indossare dei vestiti riflettenti o luminosi.

Un altro aspetto negativo di portare il cane a passeggio di notte è la sicurezza personale. Se viviamo in una zona poco illuminata o poco frequentata, possiamo sentirci vulnerabili o minacciati da persone malintenzionate o da situazioni sospette. Per evitare di correre rischi, è bene scegliere un percorso ben illuminato e frequentato da altre persone, possibilmente con il nostro cane al guinzaglio. Se ci sentiamo poco sicuri in giro di notte, meglio evitare di passeggiare da soli e cercare di avere sempre con noi un cellulare carico e un fischietto o uno spray al peperoncino.

Seguendo questi semplici suggerimenti, possiamo trasformare la passeggiata notturna con il nostro cane in un momento piacevole e gratificante per entrambi. Buona passeggiata!


Cani nell’arte: una storia di fedeltà che dura da secoli

Grazie alla loro lealtà incondizionata e il loro affetto, da sempre i cani occupano un posto speciale nel cuore dell’umanità, diventando spesso oggetto di ispirazione per gli artisti attraverso i secoli. I dipinti che raffigurano cani non solo catturano la loro bellezza e personalità uniche, ma anche la connessione profonda tra gli esseri umani e i loro amici pelosi.

I cani fanno parte dell’arte sin dai suoi albori. La loro presenza nelle pitture rupestri rivela l’importante ruolo che hanno svolto nelle società antiche. Queste rappresentazioni li ritraggono come cacciatori e guardiani, al fianco dei cacciatori preistorici durante la caccia per il cibo o per proteggere le comunità. Non solo creature domestiche, ma partner attivi nella sopravvivenza. Oltre ai ruoli pratici, le immagini di cani nelle pitture rupestri hanno spesso connotazioni spirituali e mitologiche. In alcune culture, i cani erano associati a divinità o spiriti guida, aggiungendo un significato più profondo a queste opere. 

Durante il Rinascimento, includere un cane in un ritratto rappresentava un simbolo di status sociale o fedeltà. Ad esempio, il dipinto “San Girolamo nello studio” di Antonello da Messina ritrae il santo con un cane ai suoi piedi, simboleggiando la compagnia spirituale e la fede.

Con l’avvento dell’arte moderna, i cani sono stati raffigurati attraverso una varietà di stili e interpretazioni. Dall’impressionismo all’espressionismo, i dipinti di cani sono stati influenzati dalla sperimentazione artistica e dall’evoluzione delle tecniche pittoriche. Le opere di artisti come Gustave Courbet, Édouard Manet e Amedeo Modigliani hanno dimostrato come i cani possano essere integrati in stili artistici distinti, creando opere che rappresentano sia la loro bellezza che la loro importanza nella vita delle persone.

I dipinti che raffigurano cani sono molto più di semplici rappresentazioni artistiche: sono testimonianze visive dell’amore, della fedeltà e dell’amicizia che legano gli animali domestici all’umanità.


Il cane ha paura a restare da solo: che fare?

L’ansia da separazione è un problema comune a molti cani, specialmente quelli che hanno vissuto per un periodo in canile o che in passato sono stati maltrattati e traumatizzati. Dall’ansia da separazione possono dipendere comportamenti che mostrano disagio: in tua assenza, il cane potrebbe abbaiare, ululare, masticare divani o mobili, scavare, cercare di fuggire, urinare o defecare fuori dagli spazi dove di solito fa i suoi bisogni.

Comportamenti simili non sono forme di disobbedienza ma manifestazioni dello stress emotivo che il cane prova quando è lontano da te. La tua presenza abituale lo fa sentire al sicuro e tutelato, mentre quando sei via entra in panico.

Esistono alcune strategie per aiutare il tuo cane a superare l’ansia da separazione e mantenere la tranquillità. Le elenchiamo di seguito:

  • Inizia assentandoti da casa solo per brevi periodi. Inizia da assenze di pochi minuti e aumentane gradualmente la durata e la frequenza. In questo modo, il tuo cane si abituerà a stare da solo e capirà che non deve temere di essere stato abbandonato: può sempre aspettare il tuo ritorno.
  • Rendi l’ambiente sicuro e confortevole per il tuo cane. Forniscigli un giaciglio comodo, giocattoli, snack, acqua e tutto ciò che può mantenerlo rilassato e felice. Magari lascia in riproduzione della musica che ha già mostrato di apprezzare. Può essere utile lasciare in giro un capo d’abbigliamento o una coperta che abbiano il tuo odore, perché gli siano di conforto.
  • Evita di rendere troppo emozionali i momenti in cui esci o rientri da casa. Comportati come se stessi facendo una cosa normale (e lo è); altrimenti, potresti involontariamente rafforzare l’ansia del cane e renderlo ancora più dipendente da te.
  • Se necessario, consulta un veterinario o un educatore: potrebbero consigliarti prodotti o tecniche ulteriori per calmare il cane.

Presentiamo la nuova gamma Keké

Metti l’accento sulla genuinità: è l’accento di Keké, una linea storica di prodotti Giuntini per gatti, che abbiamo rinnovato nelle ricette e nell’estetica.

Keké alimenta il benessere dei tuoi mici con prodotti d’eccellenza,  certificati e controllati lungo tutta la filiera, non testati su animali, privi di zuccheri aggiunti e di aromi artificiali. La gamma Keké comprende alimenti secchi e umidi preparati secondo ricette originali, complete e bilanciate, per le quali selezioniamo esclusivamente ingredienti di alta qualità. Con Keké, ci prendiamo cura di pari passo dell’appetito e del benessere del tuo gatto, in ogni fase della sua vita.

La nuova gamma comprende due linee: Keké Supreme e Keké Classic.

Keké Supreme offre ricette specifiche per andare incontro alle esigenze di ogni gatto, con carni fresche e oltre il 50% di proteine animali in ogni formulazione.

Keké Classic riprende la tradizione di un brand trentennale: alimenti umidi o secchi, completi e bilanciati, ricchi di gusto e di alto valore nutrizionale grazie a taurina, vitamine e minerali essenziali.

La nuova gamma Keké guarda anche alla sostenibilità: utilizziamo confezioni in carta certificata FSC a ridotto impatto ambientale, per una gestione responsabile e sostenibile delle foreste e degli ecosistemi.

Per scoprire tutti i dettagli di ogni prodotto, visita la sezione del nostro sito dedicata ai prodotti Keké.


Addestrare il gatto

È opinione diffusa che i gatti siano animali indipendenti e testardi, impossibili da addestrare. Come capita con molte altre opinioni diffuse, si tratta di una generalizzazione superficiale e tutto sommato falsa. I gatti possono apprendere un’ampia gamma di comportamenti e abilità: possono imparare il modo corretto di usare la lettiera, quale oggetto usare per farsi le unghie, i comandi ai quali rispondere, e persino a fare dei piccoli “numeri” da veri e propri animali addestrati. Come vedremo nel resto dell’articolo, tanto tu quanto il tuo gatto potreste trarre vantaggi dall’addestramento.

Perché addestrare il gatto?

Un buon addestramento può permetterti di costruire un rapporto più solido con il tuo pet migliorando la comunicazione, la fiducia e l’affiatamento. Per il gatto può anche essere l’occasione di fare esercizio fisico e ricevere stimoli per l’attività mentale, tutti fattori utili nella prevenzione di noia, stress e problemi comportamentali. Inoltre, grazie all’addestramento il gatto potrebbe diventare più cooperativo al momento di prestarsi alle cure tue o del veterinario. Un gatto obbediente ti fa risparmiare fatica e può essere motivo d’orgoglio.

Come addestrare il gatto?

Fondamentale, per l’addestramento, è l’uso dei rinforzi positivi: quando il gatto compie l’azione che desideriamo, dobbiamo premiarlo con qualcosa che apprezza, come snack, giocattoli, coccole o altre forme di attenzioni. Al contrario, è importante evitare punizioni o l’uso della forza, perché in questo modo rischiamo di logorare la relazione e rendere il gatto timoroso o aggressivo nei confronti nostri e anche degli altri umani. Le sessioni di addestramento dovrebbero essere brevi e divertenti, di una durata compresa tra i 5 e i 10 minuti, con un finale piacevole e positivo.

Per addestrare il gatto a compiere un’azione o acquisire un’abilità, puoi provare questi metodi:

  • Attirarlo con un premietto o un giocattolo. Per esempio, puoi insegnargli a sedersi reggendo uno snack poco in alto rispetto alla sua testa (in modo che non salti) e muovendo leggermente la mano verso lo spazio tra le sue orecchie, fino a quando il gatto non si sarà seduto. A quel punto, dì “siedi” e dagli ciò che tenevi in mano.
  • Usare un clicker, cioè uno strumento che fa un rumore riconoscibile come un “clic” nel momento in cui il gatto compie l’azione che desideri. Per esempio, puoi fare un clic ogni volta che il gatto si siede a comando, e poi dargli un premio: è un modo per velocizzare e chiarire l’apprendimento, perché aiuti il gatto a capire di preciso quale suo comportamento hai apprezzato.
  • Cogliere l’attimo. Quando ti accorgi che il gatto sta facendo spontaneamente un comportamento che vorresti ripetesse anche in futuro, fai un clic e dagli un premio. Per esempio, quando si fa le unghie sul tiragraffi anziché sul divano, o quando ti raggiunge non appena lo chiami.

Ricorda di essere paziente e coerente con il tuo gatto. L’addestramento richiederà probabilmente tempo e costanza, ma alla lunga ne varrà la pena: avrai un gatto più felice e più sano che ama imparare cose nuove con te.


All’origine dell’espressività dei cani

Le sopracciglia alzate, gli “occhi da cucciolo”, la testa inclinata: i cani sono animali estremamente espressivi, ed è anche per questo che ci affezioniamo così tanto a loro. 

Forse i nostri fedeli amici hanno sviluppato questa capacità proprio per farsi volere bene: è la tesi di un gruppo di ricercatori di diverse università britanniche e statunitensi

Gli studiosi hanno confrontato l’anatomia facciale del cane domestico, di diverse razze, con quella del lupo grigio selvatico. È emerso che la maggior parte dei cani possiede i muscoli necessari per sollevare l’interno delle sopracciglia, mentre i lupi no.

In seguito, i ricercatori hanno disposto diversi esemplari di lupi e di cani, a turno, a contatto con l’essere umano, per studiare le differenze nelle interazioni. In presenza delle persone, i cani muovevano le sopracciglia con maggiore frequenza e intensità rispetto ai lupi.

Secondo Bridget Waller, psicologa evoluzionista all’Università di Portsmouth e coautrice dello studio, la comunicazione interspecie è un importante adattamento evolutivo in alcuni animali addomesticati, soprattutto perché ha una priorità molto alta per gli esseri umani.

Lo dimostra il rilascio di ossitocina che avviene sia nell’essere umano sia nel cane, quando le due specie entrano in contatto visivo, mentre ciò non avviene tra essere umano e lupo. 

L’ossitocina, soprannominata “ormone dell’amore”, è presente in tutti i mammiferi e viene associata all’affetto, alla fiducia e alla maternità.

È possibile che l’evoluzione di questa capacità espressiva nei cani sia frutto di un processo di selezione naturale o artificiali. In altre parole, alcune razze dei cani sono state create con determinati tratti per rendere gli animali più utili al lavoro. Altre razze invece potrebbero aver prosperato nel corso dei millenni perché avevano in partenza dei caratteri che li rendevano più gradevoli o meno minacciosi per gli esseri umani, garantendosi così la loro protezione.


Perché il mio gatto lecca la saponetta?

Lo stereotipo del gatto come animale riservato, un po’ bizzarro e interamente autonomo è sempre divertente; tuttavia, non dobbiamo dimenticare che i comportamenti anomali non vanno derubricati a piccole stranezze.

È il caso dei gatti che leccano o sgranocchiano le saponette: questa abitudine va tenuta d’occhio e dissuasa o “curata”. Non solo perché il sapone non è commestibile per i gatti, e l’ingestione di quantità eccessive può causare loro duraturi problemi digestivi (all’insorgere dei quali sarà bene contattare un veterinario), ma anche perché il comportamento potrebbe rappresentare lo sfogo di un disagio.

Ma partiamo dall’inizio: perché il gatto è attratto dalla saponetta? Tre sono le cause principali da valutare.

Se il sapone contiene grassi animali, è possibile che il gatto arrivi a percepirli con l’olfatto e cerchi di cibarsene. In questo caso, cambiare tipo di sapone o renderglielo irraggiungibile sarà sufficiente a fargliene passare il desiderio.

Un’altra possibilità è che il gatto sia annoiato o stressato. In questo caso, sottrargli il sapone potrebbe interrompere il comportamento specifico, ma non ridurre il disagio sottostante; anzi, toglierebbe al gatto una valvola di sfogo, per quanto inopportuna. Bisogna risolvere il problema alla radice, individuando la causa dello stress e rimuovendola, o facendogli fare più attività fisica e mentale se ultimamente è stato poco stimolato.

In buona parte dei casi, tuttavia, il motivo per cui il gatto lecca o mangia la saponetta è un disturbo alimentare noto come picacismo o sindrome di pica. Si tratta di una condizione che può riguardare tanto gli esseri umani quanto gli animali. In latino, pica era la gazza, animale noto per la tendenza a beccare oggetti non commestibili: chi soffre di picacismo, infatti, trova irresistibilmente appetitosi materiali non alimentari come carta, tessuti, terra o altri, tra i quali appunto il sapone.

Di solito, l’insorgere del picacismo nei gatti è attribuito a un deficit nutrizionale o a un disturbo compulsivo. Spesso dipende da una carenza di fibre e di ferro, ed è importante parlarne con un veterinario per riportare alla normalità l’appetito del vostro amico a quattro zampe.


Al lavoro con il pet

Il luogo di lavoro può diventare più accogliente se portiamo con noi un amico. Cani e gatti sono ammessi in un numero crescente di luoghi di lavoro, soprattutto uffici, a patto che la condotta dell’animale non ostacoli il normale svolgimento delle attività. Ma è davvero una buona idea? Impossibile rispondere senza conoscere il contesto; ogni caso deve essere valutato singolarmente. In questo articolo, raccogliamo alcuni consigli e spunti di riflessione sulla base dei quali sperimentare e poi decidere.

Immaginiamo di aver avuto un “via libera” dal datore di lavoro: se non sorgeranno ostacoli all’attività, potremo tranquillamente tenere un animale con noi. A questo punto, le prospettive da considerare sono diverse: quella del pet, la nostra, e quelle dei nostri colleghi, che inoltre potrebbero a loro volta portare un pet con sé.

Nella quasi totalità dei casi, i luoghi di lavoro non sono progettati per accogliere animali. Prima di tutto, quindi, dovremo creare le condizioni per il benessere del nostro cane o gatto. Gli esperti suggeriscono di riservargli uno spazio, dove disporre un tappetino o un cuscino a cui è già abituato e di cui riconosce l’odore.

Predisporre una zona “di sicurezza” è essenziale perché venire al lavoro con noi per il pet diminuisce il rischio di solitudine tanto quanto aumenta il rischio di ansia, stress e confusione: si tratterà almeno inizialmente di un luogo sconosciuto, dove inoltre potrebbero esserci molte persone che parlano, telefoni che squillano, e così via.

Anche le attenzioni in buona fede dei colleghi possono essere eccessive: gli animali, come gli umani, apprezzano le coccole ma non in ogni momento, non da parte di chiunque, e non se hanno chiaramente manifestato il desiderio di essere lasciati in pace.

Inoltre, durante la pausa pranzo o in altri momenti concordati con il datore di lavoro, prendiamoci il tempo di accompagnare il pet a fare una passeggiata.

Esiste anche la possibilità che la giornata in ufficio sia tranquilla e silenziosa, e che il pet finisca per annoiarsi: per aiutarlo a scaricare le energie, mettiamogli a disposizione dei masticabili naturali o dei giochi di attivazione mentale.

Entrare a contatto con più persone e animali del solito espone il pet a una maggiore probabilità di contrarre malattie. Evitiamo di fargli correre questo rischio, se il suo sistema immunitario è debole o se non è in pari con le vaccinazioni.

Nonostante tutte queste precauzioni, è ancora possibile che il pet sia a disagio nel nostro luogo di lavoro: non possiamo certo costringerlo a seguirci se non vuole, quindi dovremo accettare di rivederlo solo a fine giornata.

Per quanto riguarda i benefici per gli umani, è emerso da uno studio della Virginia Commonwealth University che la vicinanza di un cane durante il lavoro può ridurre i livelli di stress e ansia. Senz’altro, la cosa migliore sarebbe risolvere stress e ansia alla radice, eliminandone la causa (un carico di lavoro eccessivo, un rapporto infelice con i superiori, i colleghi o i clienti, e così via); d’altra parte, questo può richiedere tempo, e la compagnia di un pet può aiutarci a superare periodi difficili.

Secondo lo stesso studio, accarezzare un animale abbassa la pressione sanguigna e rende più calmi. Un pet non è uno strumento, ma è un fatto che le persone si sentono più rilassate e felici; si concentrano più facilmente e diventano più produttive. Oltre a modificare in positivo gli equilibri fisiologici, avere il pet con sé libera la mente dalla preoccupazione che in casa stia soffrendo la solitudine o si stia mettendo in qualche modo in pericolo.

I pet facilitano anche le relazioni con i colleghi: nei limiti di quanto detto sopra, aiutano a rompere il ghiaccio e costruire un ambiente di lavoro più accogliente.

A proposito di convivenza con i colleghi, assicuriamoci che questi non abbiano la fobia dell’animale e che non siano allergici al suo pelo. E non portiamo il pet con noi se in ufficio si rivela ingestibile, rumoroso o aggressivo nei confronti di persone, altri animali o materiali di lavoro.


Posso mettere un costume al mio cane o gatto?

Intorno a Carnevale e Halloween, i social media si popolano di foto di animali in costume: gatti sobri e altezzosi che spuntano da enormi collari colorati come orchidee, cagnolini mansueti truccati da feroci Cerbero, con due teste di cane finte ai lati del collo, e così via.

Sono immagini capaci di strappare un sorriso anche allo spettatore più cinico. Ma è davvero una buona idea far indossare un costume al tuo amico a quattro zampe?

Come per molte cose della vita, la risposta è “dipende”: nulla impedisce di provare, a patto di usare le dovute attenzioni. Alcuni animali non hanno problemi con i costumi, altri sembrano proprio divertirsi, ma per tanti altri ancora sono una fonte di disagio inaccettabile. In linea di massima, i gatti accettano molto meno volentieri di essere decorati, rispetto ai cani.

In ogni caso, teniamo a mente che non è stato il nostro cane o gatto a esprimere il desiderio di travestirsi. Senza moralismo, possiamo riconoscere che cerchiamo un appagamento più nostro che suo, nell’agghindarlo in modo bizzarro e nel postare la sua immagine sui social o nel mandarla ai nostri amici su WhatsApp.

Di conseguenza, il nostro primo obiettivo non sarà decidere se fotografare il pet in giardino o in salotto, ma capire se ha qualcosa in contrario all’idea di indossare un costume. E come interpretare le sue reazioni quando proviamo a fargli indossare qualcosa?

Teniamo presente una regola generale: se siamo in dubbio sul senso da dare al suo comportamento, prendiamolo per un “no” e rinunciamo. Meglio andare sul sicuro, piuttosto che sottoporre l’animale a uno stress inutile.

Ecco alcuni segnali che il cane o gatto non sopporta di indossare un costume:

  • cerca con insistenza di toglierlo, strappandolo via con le zampe o con i denti;
  • mostra sintomi di paura, ansia o disagio; per esempio, il cane sbadiglia, ansima, lecca l’aria, mette le orecchie all’indietro o presenta un’espressione tesa;
  • abbaia, miagola o guaisce.

Inoltre, anche se il tuo amico sembra perfettamente a suo agio, dobbiamo scegliere o confezionare un costume che non costituisca un pericolo, e tenerlo d’occhio per tutto il tempo (breve, suggeriamo) in cui lo indosserà.

Innanzitutto, il cane o gatto deve avere sempre gli occhi, il naso e la bocca liberi, per non subire una limitazione dei suoi sensi e delle sue capacità di respirare, bere e mangiare. Deve poter espletare i suoi bisogni fisiologici senza problemi. Deve potersi muovere liberamente o stendere comodamente se è stanco.

Il costume non deve avere spille o altri elementi appuntiti e nemmeno fibre sciolte, fili o parti pendenti che l’animale possa strappare e ingoiare, con il rischio di soffocare. Per non intralciare i movimenti, non deve essere né troppo stretto, né troppo largo. Considera anche la temperatura del luogo dove ti trovi: il costume potrebbe essere troppo caldo per il pet e farlo stare male.

A volte, una soluzione accettabile può essere un piccolo accessorio poco invasivo come un fiocco, una bandana, un nastro o qualcosa di simile, anziché un costume completo. Oppure, nel caso di un cane, la decorazione di un cappottino che è già abituato a indossare.

Infine, un aspetto da non sottovalutare: se anche tu indossi un costume, insieme al tuo cane o gatto, considera che potrebbe non riconoscerti subito o non capire cosa ti è successo, quindi evita di spaventarlo.


Conoscere il mondo con l’olfatto

Molti di noi sapranno già che il cane sfrutta il suo potentissimo olfatto per conoscere la realtà circostante. Alla prima ventata di aria fresca, il suo tartufo, umido e spugnoso, cattura ogni particella odorosa, elaborando le informazioni che questa racchiude. Come ci riesce?

Il naso

Innanzitutto scegliendo con quale narice annusare. Il cane è infatti capace di utilizzare le due narici separatamente, avendo la possibilità di elaborare con l’uno o l’altro emisfero cerebrale per capire di che odore si tratta e da dove proviene. Ma la particolare respirazione del cane è dovuta alla presenza di un organo speciale, il cosiddetto apparato vomeronasale. Questo è posizionato nel palato del cane e si compone di migliaia di cellule ricettive. I recettori inviano le informazioni al bulbo olfattivo per mezzo di un nervo di connessione. Da lì il cervello procederà all’elaborazione dei vari input. Tutto questo permette ai cani di distinguere e memorizzare un’enorme varietà di odori diversi, spesso impercettibili per l’essere umano.

I cani sono infatti capaci di percepire anche ciò che noi non possiamo, inclusi i feromoni rilasciati sia da altri animali che dagli umani. Poiché l’olfatto è il senso preponderante, che coinvolge il cervello e le emozioni dell’animale, potremmo dire che la percezione canina è più profonda rispetto a quella umana.

Con il loro super olfatto i cani hanno persino il potere di viaggiare nel tempo. Il passato è per loro un insieme di tracce che incontrano lungo il proprio cammino: il calore sprigionato da una macchina appena parcheggiata, oppure gli odori degli altri cani lasciati su pali e alberi. Il vento, invece, profuma di futuro, portando con sé l’odore di qualcosa che si sta avvicinando, e che il cane può “vedere” senza utilizzare la vista.

Se pensavi che il migliore amico dell’uomo fosse solo colui che sta al nostro fianco, in realtà è quello che con il suo impareggiabile fiuto riesce a mostrarci il mondo da una prospettiva sempre nuova!