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Cani da pastore: storia e razze

I cani da pastore rappresentano una delle collaborazioni più antiche e fruttuose tra uomo e animale. Queste razze, sviluppate per secoli, sono state selezionate per la loro intelligenza, forza e capacità di lavorare in sintonia con gli umani per gestire il bestiame. La loro storia inizia migliaia di anni fa, quando i primi agricoltori iniziarono a domesticare lupi e cani selvatici per proteggere le greggi e aiutare nella conduzione degli animali.

Le diverse razze di cani da pastore, come il Border Collie, l’Australian Shepherd e il Pastore Tedesco, sono state sviluppate in varie parti del mondo per rispondere a specifiche esigenze ambientali e di lavoro.

Border Collie

Il Border Collie è universalmente riconosciuto come il “re dei cani da pastore”, grazie alla sua intelligenza straordinaria, agilità e dedizione al lavoro. Originario della regione di confine tra Scozia e Inghilterra, è eccellente nel controllo del gregge, con una capacità quasi magica di comunicare attraverso lo sguardo.

Pastore Tedesco

Famoso per la sua versatilità, il Pastore Tedesco è impiegato in una varietà di ruoli che vanno oltre la pastorizia, inclusi servizi di ricerca e salvataggio, polizia e assistenza per disabili. La sua intelligenza, coraggio e lealtà ne fanno una delle razze più apprezzate al mondo.

Australian Shepherd (Pastore Australiano)

Nonostante il nome, questa razza ha origine negli Stati Uniti. È conosciuto per la sua straordinaria energia e capacità di apprendimento. Il Pastore Australiano è estremamente versatile, adatto sia al lavoro che alle competizioni sportive come l’agility.

Cane da Pastore delle Shetland (Sheltie)

Piccolo ma coraggioso, lo Sheltie è una razza che combina bellezza e funzionalità. Originario delle Isole Shetland, è dotato di una grande intelligenza e di un forte istinto di protezione, che lo rendono eccellente sia nel lavoro con il gregge che come compagno familiare.

Cane da Pastore Belga (Malinois)

Il Malinois è noto per la sua incredibile energia, intelligenza e capacità di addestramento. Questa razza, originaria del Belgio, è spesso impiegata in ruoli di sicurezza e servizio, dimostrando una versatilità e una dedizione al lavoro che la rendono insostituibile in molti contesti.

Con l’evoluzione delle società agricole e l’avvento della meccanizzazione, il ruolo dei cani da pastore si è trasformato. Oltre alla conduzione del bestiame, queste razze vengono ora impiegate in una vasta gamma di attività, inclusi ruoli di soccorso, di assistenza come cani guida per non vedenti, e in ambiti di servizio e protezione. La loro presenza in famiglia ha anche evidenziato la loro capacità di adattamento, diventando compagni fedeli e membri amati delle nostre case.


L’igiene dentale del cane

La pulizia dei denti è fondamentale per i cani. Un cane con una bocca sana è un cane più felice e più affettuoso, e ci permette di vivere con lui una relazione più serena e appagante. Trascurare l’igiene orale può produrre uno spettro di conseguenze di gravità variabile.

  • Alito cattivo: è il sintomo più evidente, ma non va sottovalutato. L’alitosi può essere causata da placca, tartaro e batteri che proliferano nella bocca del cane.
  • Malattie gengivali: gengive arrossate, gonfie e sanguinanti sono un campanello d’allarme. Se non curate, possono portare a gravi problemi, come la parodontite.
  • Perdita dei denti: un problema serio che non solo compromette la masticazione, ma può anche causare dolore e infezioni.
  • Problemi sistemici: batteri e placca possono entrare nel flusso sanguigno e causare danni ad altri organi, come cuore, fegato e reni.

Come pulire i denti del cane?

Esistono diversi modi per prendersi cura dell’igiene dentale del cane. È importante farlo almeno tre volte a settimana, ma è meglio dedicarcisi tutti i giorni.

  • Spazzolino e dentifricio: è il metodo più efficace. In commercio si trovano spazzolini e dentifrici specifici per cani, con sapori che li rendono più gradevoli.
  • Dito di gomma: se il cane non tollera lo spazzolino, possiamo utilizzare un dito di gomma, sempre con dentifricio per cani. Particolarmente indicato per i cuccioli, che in questo modo fanno l’abitudine alla sensazione della pulizia dentale.
  • Masticabili e snack dentali: aiutano a rimuovere la placca e a mantenere l’alito fresco. Si tratta di complementi importanti, in combinazione con altri metodi.
  • Visite veterinarie: è importante portare il cane dal veterinario per controlli periodici e per una pulizia dentale professionale.

Consigli per abituare il cane alla pulizia dei denti

  • Iniziare da cucciolo, quando il cane è più propenso ad accettare nuove esperienze.
  • Abituarlo gradualmente, premiandolo con lodi e snack.
  • Rendere la pulizia un momento piacevole, usando un tono di voce rassicurante e creando un’atmosfera positiva.

Perché il cane morde? Come addestrarlo a non mordere?

Mordere è un comportamento naturale per i cani, che lo usano per comunicare, esplorare il mondo e giocare. Tuttavia, se il cane morde in modo eccessivo o aggressivo, può diventare un problema serio per la sicurezza delle persone e degli altri animali. In questo articolo, vedremo perché il cane morde e come addestrarlo a non mordere o a moderare la forza del morso.

 

Perché il cane morde

Ci sono diverse ragioni per cui il cane può mordere.

Fase orale: i cuccioli mordono tutto ciò che trovano per alleviare il fastidio della dentizione e perché sono curiosi di scoprire cosa possono fare coi propri denti. Questa fase dura fino ai 6 mesi di età circa.

Gioco: i cani giocano mordendosi tra loro, ma a volte possono mordere anche le persone per invitarle al gioco o per esprimere eccitazione. Bisogna stabilire dei limiti con il pet e fare attenzione a non incoraggiarlo, anche involontariamente, a mordere.

Difesa: i cani possono mordere per difendersi da una minaccia reale o percepita, come un intruso, un altro cane o una situazione stressante. Il morso è l’ultima risorsa del cane, che prima avverte con altri segnali, cioè ringhiando, mostrando i denti o abbassando le orecchie.

Dolore: i cani possono mordere se provano dolore fisico o disagio emotivo. Per esempio, se hanno una ferita, una malattia o una fobia. Il morso è un modo per comunicare il loro malessere e per allontanare ciò che lo causa.

Possessività: i cani possono mordere per proteggere le loro risorse, come il cibo, i giocattoli, il territorio o le persone a cui sono legati. Questo comportamento è dovuto a una mancanza di fiducia o di sicurezza da parte del cane.

 

Come addestrare il cane a non mordere

Per prevenire o correggere una tendenza troppo accentuata a mordere, è importante adottare alcune misure educative e comportamentali.

Socializzare il cane: la socializzazione precoce e adeguata del cane con altre persone e animali è fondamentale per prevenire il morso. Il cane deve imparare a interagire in modo positivo e pacifico con gli altri, senza paura o aggressività. La socializzazione deve iniziare dal primo mese di vita del cucciolo e proseguire durante tutta la sua vita.

Insegnare il comando “lascia”: il comando “lascia” serve a far capire al cane che deve smettere di fare ciò che sta facendo, come mordere una mano o un oggetto. Per insegnarlo, si può usare uno snack premio o un giocattolo da dare al cane quando obbedisce al comando, affinché capisca attraverso le nostre coccole che quello è il comportamento corretto da avere.

Offrire un sostituto: se il cane morde per gioco o per fase orale, si può convogliare la sua attenzione su oggetti concepiti per essere morsi, come i giocattoli di corda o un peluche.

Ignorare il morso: se il cane morde per attirare l’attenzione o per protesta, si deve ignorarlo completamente e interrompere il contatto visivo, fisico e verbale. Questo farà capire al cane che il morso non gli porta nessun beneficio e che anzi gli fa perdere l’interazione con la persona. Per fargli capire che il morso fa male, si può anche emettere un suono acuto forte, imitando il modo in cui i cani stessi si lamentano del dolore.

Rinforzare il comportamento desiderato: si deve sempre premiare il cane quando si comporta bene e non morde, con una carezza, una parola di elogio o un bocconcino. Questo rinforzerà il legame tra il cane e la persona e aumenterà la fiducia e la sicurezza del cane.

Consultare un esperto: se il morso è dovuto a una causa più profonda, come la paura, l’ansia, l’aggressività o il dolore, si deve consultare un veterinario o un educatore cinofilo per valutare la situazione e stabilire un piano di intervento personalizzato. Il morso può essere il sintomo di un problema più grave che va affrontato con l’aiuto di un professionista.


Cani guida: le cose da sapere

Per le persone non vedenti o ipovedenti, l’indipendenza di movimento passa spesso per la presenza di un compagno fedele e attento: il cane guida. Come preziosi navigatori in tandem con il conduttore, i cani guida imparano fin da cuccioli a manovrare il terreno con precisione e attenzione.

Razze come il Labrador Retriever, il Golden Retriever e il Pastore Tedesco spiccano in questo compito. La loro natura intelligente, paziente e socievole rappresenta il mix ideale per una vita di fedele servizio. Tuttavia, anche razze meno comuni sono adatte a specifiche esigenze, estendendo la possibilità di vestire il ruolo di guida a cani di differenti dimensioni e temperamenti.

Chi decide di accogliere in famiglia un cane guida deve compiere questa scelta con consapevolezza e impegno. È bene ricordare che il cane guida non è un GPS vivente. Nonostante la loro affinata abilità nell’orientamento, i cani guidano seguendo le indicazioni dei loro conduttori, che devono essere consapevoli del percorso.

Negli addestramenti, il cane impara a sfruttare il proprio istinto, evitando gli ostacoli e vegliando sulla sicurezza del padrone. L’addestramento di questi cani stoici e leali ha un costo, ma i benefici sono inestimabili. Persone non vedenti affermano come questi cani speciali permettano di abbattere numerose barriere al movimento.

Non solo: i cani guida facilitano le interazioni sociali, sebbene l’attenzione indesiderata possa rappresentare una sfida per la concentrazione del cane quando è in servizio. Quando incontrate un cane guida è essenziale attenersi a regole specifiche per assicurarne l’efficiente operato: non distraetelo né offrite cibo, e mantenete gli altri cani a distanza.

Una precisazione importante è che, nel rispetto della legge, questi speciali compagni hanno diritto di accedere pressoché a qualunque spazio, insieme al proprio conduttore. Ciò costituisce non solo un sostegno logistico, ma anche un atto di rispetto.

Bisogna tenere a mente che un cane guida apprezza il gioco e il tempo libero tanto quanto ogni altro cane. È fondamentale trovare momenti di svago, per permettere sia al cane che al padrone di rilassarsi e rafforzare il proprio legame. Anche una buona igiene, oltre a favorire l’immagine del cane in pubblico, rafforza la salute e il benessere di questi eroi a quattro zampe.

Infine, se pur adeguatamente addestrati e assistiti, i cani guida possono incontrare difficoltà. In tali frangenti, offrire il proprio aiuto direttamente al conduttore può fare una grande differenza.


Perché il cane gira su sé stesso?

Se possiedi un cane, ti è probabilmente capitato di vederlo girare su sé stesso, e avrai provato a dartene una spiegazione. In realtà, esistono diversi motivi possibili dietro a un simile comportamento del tuo amico a quattro zampe. In questo articolo proviamo a passare in rassegna le cause più comuni, e a segnalare le ipotesi che potrebbero risultare preoccupanti.

Spesso, i cani girano su sé stessi per preparare il luogo dove si accingono a riposare o a defecare. Potrebbe trattarsi di un istinto ereditato dai loro antenati lupi, che giravano sull’erba o sulla neve per appiattirla e renderla più confortevole. Inoltre, girando su sé stessi, i cani possono scacciare insetti o serpenti nascosti nell’erba.

Girare in cerchio può anche essere un modo di marcare il territorio o di verificare a propria volta la presenza nell’area di eventuali segnali lasciati da altri animali.

Un’altra possibile spiegazione è che il cane giri su sé stesso per comunicare qualcosa al suo amico umano o ad altri cani. Ad esempio, per mostrare eccitazione o gioia, come quando il suo amico torna a casa o quando sa che sta per ricevere del cibo o andare a fare una passeggiata.

Infine, bisogna considerare possibili motivi di salute o di stress. Alcune patologie, come le infezioni dell’orecchio interno, le allergie o i parassiti, possono causare prurito, dolore o vertigini nel cane, che gira su sé stesso nel tentativo di alleviare fastidi e sofferenze. Allo stesso modo, in situazioni stressanti, come l’isolamento, la noia o la paura, il cane potrebbe girare su sé stesso per sfogare l’ansia o la frustrazione.

Se il comportamento è nuovo, improvviso, o sembra accompagnato da disagio, è importante rivolgersi a un veterinario o un educatore cinofilo, in modo da escludere o trattare eventuali problemi di salute o di comportamento.


Portare a spasso il cane di notte: vantaggi e svantaggi

Sai bene quanto è importante uscire con il cane e camminare o correre insieme, per contribuire al benessere fisico e psicologico di entrambi. Tuttavia, a volte le tue giornate sono così impegnative che l’unico momento libero per portare il cane a passeggio è la sera, quando il sole è già tramontato, magari persino dopo cena. È un peccato per chi ama la luce del giorno, ma ci sono anche aspetti positivi. In questo articolo vedremo quali sono vantaggi e svantaggi del portare fuori il cane a tarda ora, e come possiamo rendere più sicura e piacevole l’esperienza notturna con il nostro cane.

Uno dei principali benefici di passeggiare con il cane di notte è che ci sono meno distrazioni e stimoli esterni che possono rendere il nostro cane nervoso o eccitato. Se il cane è timido, ansioso o reattivo verso altri cani o persone, la notte può essere un momento più tranquillo e rilassante. Inoltre, se fa molto caldo o viviamo in una zona molto affollata, la notte può offrirci una temperatura più fresca e un’atmosfera più silenziosa.

Un altro vantaggio di portare il cane a passeggio di notte è che possiamo approfittare di questo momento per rafforzare il legame con il nostro animale e dedicargli tutta la nostra attenzione. La notte, infatti, siamo meno distratti da telefonate, messaggi o impegni vari, e possiamo concentrarci sul nostro cane e sulle sue esigenze. Possiamo fare attività divertenti e stimolanti come insegnare al cane dei trucchi, giocarci o fargli fare degli esercizi di obbedienza.

D’altronde, ci sono anche inconvenienti che dobbiamo tenere in considerazione quando usciamo di notte. Il primo è la visibilità ridotta, che può rendere più difficile vedere dove mettiamo i piedi, evitare ostacoli o rifiuti, o individuare eventuali pericoli come auto, biciclette o altri animali. Per questo motivo, è importante dotarsi di una torcia o di una luce da attaccare al guinzaglio o al collare del nostro cane, e indossare dei vestiti riflettenti o luminosi.

Un altro aspetto negativo di portare il cane a passeggio di notte è la sicurezza personale. Se viviamo in una zona poco illuminata o poco frequentata, possiamo sentirci vulnerabili o minacciati da persone malintenzionate o da situazioni sospette. Per evitare di correre rischi, è bene scegliere un percorso ben illuminato e frequentato da altre persone, possibilmente con il nostro cane al guinzaglio. Se ci sentiamo poco sicuri in giro di notte, meglio evitare di passeggiare da soli e cercare di avere sempre con noi un cellulare carico e un fischietto o uno spray al peperoncino.

Seguendo questi semplici suggerimenti, possiamo trasformare la passeggiata notturna con il nostro cane in un momento piacevole e gratificante per entrambi. Buona passeggiata!


Cani nell’arte: una storia di fedeltà che dura da secoli

Grazie alla loro lealtà incondizionata e il loro affetto, da sempre i cani occupano un posto speciale nel cuore dell’umanità, diventando spesso oggetto di ispirazione per gli artisti attraverso i secoli. I dipinti che raffigurano cani non solo catturano la loro bellezza e personalità uniche, ma anche la connessione profonda tra gli esseri umani e i loro amici pelosi.

I cani fanno parte dell’arte sin dai suoi albori. La loro presenza nelle pitture rupestri rivela l’importante ruolo che hanno svolto nelle società antiche. Queste rappresentazioni li ritraggono come cacciatori e guardiani, al fianco dei cacciatori preistorici durante la caccia per il cibo o per proteggere le comunità. Non solo creature domestiche, ma partner attivi nella sopravvivenza. Oltre ai ruoli pratici, le immagini di cani nelle pitture rupestri hanno spesso connotazioni spirituali e mitologiche. In alcune culture, i cani erano associati a divinità o spiriti guida, aggiungendo un significato più profondo a queste opere. 

Durante il Rinascimento, includere un cane in un ritratto rappresentava un simbolo di status sociale o fedeltà. Ad esempio, il dipinto “San Girolamo nello studio” di Antonello da Messina ritrae il santo con un cane ai suoi piedi, simboleggiando la compagnia spirituale e la fede.

Con l’avvento dell’arte moderna, i cani sono stati raffigurati attraverso una varietà di stili e interpretazioni. Dall’impressionismo all’espressionismo, i dipinti di cani sono stati influenzati dalla sperimentazione artistica e dall’evoluzione delle tecniche pittoriche. Le opere di artisti come Gustave Courbet, Édouard Manet e Amedeo Modigliani hanno dimostrato come i cani possano essere integrati in stili artistici distinti, creando opere che rappresentano sia la loro bellezza che la loro importanza nella vita delle persone.

I dipinti che raffigurano cani sono molto più di semplici rappresentazioni artistiche: sono testimonianze visive dell’amore, della fedeltà e dell’amicizia che legano gli animali domestici all’umanità.


Il cane ha paura a restare da solo: che fare?

L’ansia da separazione è un problema comune a molti cani, specialmente quelli che hanno vissuto per un periodo in canile o che in passato sono stati maltrattati e traumatizzati. Dall’ansia da separazione possono dipendere comportamenti che mostrano disagio: in tua assenza, il cane potrebbe abbaiare, ululare, masticare divani o mobili, scavare, cercare di fuggire, urinare o defecare fuori dagli spazi dove di solito fa i suoi bisogni.

Comportamenti simili non sono forme di disobbedienza ma manifestazioni dello stress emotivo che il cane prova quando è lontano da te. La tua presenza abituale lo fa sentire al sicuro e tutelato, mentre quando sei via entra in panico.

Esistono alcune strategie per aiutare il tuo cane a superare l’ansia da separazione e mantenere la tranquillità. Le elenchiamo di seguito:

  • Inizia assentandoti da casa solo per brevi periodi. Inizia da assenze di pochi minuti e aumentane gradualmente la durata e la frequenza. In questo modo, il tuo cane si abituerà a stare da solo e capirà che non deve temere di essere stato abbandonato: può sempre aspettare il tuo ritorno.
  • Rendi l’ambiente sicuro e confortevole per il tuo cane. Forniscigli un giaciglio comodo, giocattoli, snack, acqua e tutto ciò che può mantenerlo rilassato e felice. Magari lascia in riproduzione della musica che ha già mostrato di apprezzare. Può essere utile lasciare in giro un capo d’abbigliamento o una coperta che abbiano il tuo odore, perché gli siano di conforto.
  • Evita di rendere troppo emozionali i momenti in cui esci o rientri da casa. Comportati come se stessi facendo una cosa normale (e lo è); altrimenti, potresti involontariamente rafforzare l’ansia del cane e renderlo ancora più dipendente da te.
  • Se necessario, consulta un veterinario o un educatore: potrebbero consigliarti prodotti o tecniche ulteriori per calmare il cane.

All’origine dell’espressività dei cani

Le sopracciglia alzate, gli “occhi da cucciolo”, la testa inclinata: i cani sono animali estremamente espressivi, ed è anche per questo che ci affezioniamo così tanto a loro. 

Forse i nostri fedeli amici hanno sviluppato questa capacità proprio per farsi volere bene: è la tesi di un gruppo di ricercatori di diverse università britanniche e statunitensi

Gli studiosi hanno confrontato l’anatomia facciale del cane domestico, di diverse razze, con quella del lupo grigio selvatico. È emerso che la maggior parte dei cani possiede i muscoli necessari per sollevare l’interno delle sopracciglia, mentre i lupi no.

In seguito, i ricercatori hanno disposto diversi esemplari di lupi e di cani, a turno, a contatto con l’essere umano, per studiare le differenze nelle interazioni. In presenza delle persone, i cani muovevano le sopracciglia con maggiore frequenza e intensità rispetto ai lupi.

Secondo Bridget Waller, psicologa evoluzionista all’Università di Portsmouth e coautrice dello studio, la comunicazione interspecie è un importante adattamento evolutivo in alcuni animali addomesticati, soprattutto perché ha una priorità molto alta per gli esseri umani.

Lo dimostra il rilascio di ossitocina che avviene sia nell’essere umano sia nel cane, quando le due specie entrano in contatto visivo, mentre ciò non avviene tra essere umano e lupo. 

L’ossitocina, soprannominata “ormone dell’amore”, è presente in tutti i mammiferi e viene associata all’affetto, alla fiducia e alla maternità.

È possibile che l’evoluzione di questa capacità espressiva nei cani sia frutto di un processo di selezione naturale o artificiali. In altre parole, alcune razze dei cani sono state create con determinati tratti per rendere gli animali più utili al lavoro. Altre razze invece potrebbero aver prosperato nel corso dei millenni perché avevano in partenza dei caratteri che li rendevano più gradevoli o meno minacciosi per gli esseri umani, garantendosi così la loro protezione.


Al lavoro con il pet

Il luogo di lavoro può diventare più accogliente se portiamo con noi un amico. Cani e gatti sono ammessi in un numero crescente di luoghi di lavoro, soprattutto uffici, a patto che la condotta dell’animale non ostacoli il normale svolgimento delle attività. Ma è davvero una buona idea? Impossibile rispondere senza conoscere il contesto; ogni caso deve essere valutato singolarmente. In questo articolo, raccogliamo alcuni consigli e spunti di riflessione sulla base dei quali sperimentare e poi decidere.

Immaginiamo di aver avuto un “via libera” dal datore di lavoro: se non sorgeranno ostacoli all’attività, potremo tranquillamente tenere un animale con noi. A questo punto, le prospettive da considerare sono diverse: quella del pet, la nostra, e quelle dei nostri colleghi, che inoltre potrebbero a loro volta portare un pet con sé.

Nella quasi totalità dei casi, i luoghi di lavoro non sono progettati per accogliere animali. Prima di tutto, quindi, dovremo creare le condizioni per il benessere del nostro cane o gatto. Gli esperti suggeriscono di riservargli uno spazio, dove disporre un tappetino o un cuscino a cui è già abituato e di cui riconosce l’odore.

Predisporre una zona “di sicurezza” è essenziale perché venire al lavoro con noi per il pet diminuisce il rischio di solitudine tanto quanto aumenta il rischio di ansia, stress e confusione: si tratterà almeno inizialmente di un luogo sconosciuto, dove inoltre potrebbero esserci molte persone che parlano, telefoni che squillano, e così via.

Anche le attenzioni in buona fede dei colleghi possono essere eccessive: gli animali, come gli umani, apprezzano le coccole ma non in ogni momento, non da parte di chiunque, e non se hanno chiaramente manifestato il desiderio di essere lasciati in pace.

Inoltre, durante la pausa pranzo o in altri momenti concordati con il datore di lavoro, prendiamoci il tempo di accompagnare il pet a fare una passeggiata.

Esiste anche la possibilità che la giornata in ufficio sia tranquilla e silenziosa, e che il pet finisca per annoiarsi: per aiutarlo a scaricare le energie, mettiamogli a disposizione dei masticabili naturali o dei giochi di attivazione mentale.

Entrare a contatto con più persone e animali del solito espone il pet a una maggiore probabilità di contrarre malattie. Evitiamo di fargli correre questo rischio, se il suo sistema immunitario è debole o se non è in pari con le vaccinazioni.

Nonostante tutte queste precauzioni, è ancora possibile che il pet sia a disagio nel nostro luogo di lavoro: non possiamo certo costringerlo a seguirci se non vuole, quindi dovremo accettare di rivederlo solo a fine giornata.

Per quanto riguarda i benefici per gli umani, è emerso da uno studio della Virginia Commonwealth University che la vicinanza di un cane durante il lavoro può ridurre i livelli di stress e ansia. Senz’altro, la cosa migliore sarebbe risolvere stress e ansia alla radice, eliminandone la causa (un carico di lavoro eccessivo, un rapporto infelice con i superiori, i colleghi o i clienti, e così via); d’altra parte, questo può richiedere tempo, e la compagnia di un pet può aiutarci a superare periodi difficili.

Secondo lo stesso studio, accarezzare un animale abbassa la pressione sanguigna e rende più calmi. Un pet non è uno strumento, ma è un fatto che le persone si sentono più rilassate e felici; si concentrano più facilmente e diventano più produttive. Oltre a modificare in positivo gli equilibri fisiologici, avere il pet con sé libera la mente dalla preoccupazione che in casa stia soffrendo la solitudine o si stia mettendo in qualche modo in pericolo.

I pet facilitano anche le relazioni con i colleghi: nei limiti di quanto detto sopra, aiutano a rompere il ghiaccio e costruire un ambiente di lavoro più accogliente.

A proposito di convivenza con i colleghi, assicuriamoci che questi non abbiano la fobia dell’animale e che non siano allergici al suo pelo. E non portiamo il pet con noi se in ufficio si rivela ingestibile, rumoroso o aggressivo nei confronti di persone, altri animali o materiali di lavoro.